Tuesday, February 06, 2007

UFO IN ABRUZZO - Ricordi del settembre 1961 *** Il servizio della SETTIMANA INCOM sulla formazione di dischi volanti e il Raid Pescara –Spalato


La foto d'apertura si riferisce alla partenza del Raid Pescara - Spalato

Frammenti di storia pescarese

Romano Di Bernardo

Quando uscì il famoso articolo di Bruno Ghibaudi sulla “Settimana Incom” era il 3 settembre 1961. Proprio in quei giorni io stavo aspettando che si stabilisse un regime di alta pressione livellata per effettuare la “Prima traversata dell’Adriatico” per piccoli natanti organizzata da Enea Pagliaro (costruttore di barche) e patrocinata dall’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, dal mio giornale ,“Il Messaggero”, con la collaborazione della Piaggio di Pontedera (settore aeronautico), del rappresentante della Vespa a Pescara Salvatore Ma rullo, di una compagnia petrolifera, della Società Italiana Radio Marittima e di altri amici della marineria pescarese.Ero molto impegnato nelle prove di navigazione della barchetta di appena 4 metri con la quale avrei dovuto intraprendere il Raid motonautico sportivo Pescara – Spalto di 110 miglia spinto da due minuscoli motori da 3 Hp.-Anche per questa mia attività nautica e per essere cronista nel Messaggero, ero molto noto negli ambienti cittadini e i carabinieri, con i quali avevo ottimi rapporti, mi convocarono per sentire il mio parere circa le fotografie apparse sul servizio di Ghibaudi che loro ritenevano fasulle.E’ bene che io precisi, a questo punto, che a quel tempo ero estraneo alla materia ufologica anche se qualche anno prima avevo assistito insieme a migliaia di pescaresi al passaggio di un OVNI la notte della festa patronale di S. Cettero. Dopo la delusione per la mancata pubblicazione di un mio articolo da parte della redazione romana del mio giornale, con il quale contestavo le fotografie pubblicate dal noto giornalista torinese, preso dalla preparazione della mia impresa sportiva, mi concentrai nella lista delle cose da fare per sbarcare in Iugoslavia sano e salvo insieme al mio secondo pilota Giancarlo Bonardo.Partii dal porto canale, sotto il ponte “Risorgimento”, alle ore 19,30 del 13 settembre salutato da centinaia di pescaresi e scortato fino alla foce del fiume da diversi motoscafi di amici. Era già buio. Dopo circa due ore dalla partenza, dopo aver constatato che il sistema di timoneria adattato da me e dal tecnico della Piaggio Bucci non reggeva, decidemmo di montare il timone centrale in legno fissando i due fuoribordo.Pensai più volte, durante la traversata, ai dischi volanti provenienti da Oriente, come li aveva descritti Ghibaudi e scrutavo il cielo stellato in contrasto con il buio pesto intorno a noi. La velocità era bassissima, poco più di 5 nodi considerando il peso del natante di oltre 5 quintali. Notai che quando si è stanchi, quando si ha sonno, le stelle sembrano che si spostino continuamente. Hai l’impressione che siano ballerine. Questo spiega il perché di tanti presunti avvistamenti di punti luminosi che sembrano UFO in rapido e imprevedibile movimento. Io avevo sonno e pilotavo, guardando la bussola al debolissimo chiarore di una pila legata alla meglio sul tettuccio della tuga. Ogni tanto potevo alzare lo sguardo e fissare per un attimo le stelle “ballerine” . Il mio amico si era appisolato sullo spazio ristretto della prua. All’alba avevamo già percorso una quarantina di miglia e fino alle 2 del pomeriggio navigammo in un mare calmo incontrando solo diverse famiglie di delfini. Pensai spesso ai dischi volanti e confesso che mi sarebbe piaciuto se avessi avuto la fortuna di incontrarli e… magari scattare qualche foto….ma poi il pensiero correva al maresciallo Di Francesco che mi aveva convocato per chiedere il mio parere sulle foto di Ghibaudi. Anche la notte seguente, prima di entrare nella baia di Spalato, pensai ancora alla “formazione di dischi volanti” uscita sulla “Settimana Incom” pochi giorni prima e, per non cadere nel sonno , pensai di indagare sul fenomeno dei dischi volanti che, a parte l’evento Ghibaudi, poteva considerarsi serio e degno di essere studiato. Ma poi, dopo l’ennesimo sorso di caffè vidi un intenso chiarore diritto di prua. No, non era un UFO, ma la città di Diocleziano che ci attendeva. Sbarcammo all’una di notte. Il Raid era riuscito e coincideva con il mio futuro impegno di dedicarmi ai rapporti culturali e sportivi con l’altra sponda previsto dal programma della traversata.Passarono anni e mi dedicavo alla nautica e alle ricerche storiche sulle tradizioni e sulla cultura contadina abruzzese . Pubblicai diversi libri e articoli su riviste specializzate di navigazione e di telecomunicazioni. Non tralasciai la gastronomia di cui sono stato sempre cultore.Ormai avevo quasi dimenticato i pensieri sugli OVNI e solo sporadicamente mi interessavo di avvistamenti di oggetti misteriosi finché un bel giorno, anzi, una bella notte dell’autunno 1978 fui svegliato da una telefonata di un amico radioamatore che mi sollecitava a sintonizzarmi sulla frequenza della “banda cittadina” per ascoltare i drammatici messaggi che si incrociavano tra i pescatori terrorizzati dalle “palle di fuoco” che seguivano le loro barche.Pochi giorni dopo ci furono dei contatti epistolari e telefonici tra me e Roberto Pinotti ed iniziai a collaborare con il Centro Ufologico Nazionale…….E QUI INIZIA UNA BELLA AVVENTURA….

(continua)
---------------------------------------------------L’immagine a sinistra si riferisce ad un articolo de IL MESSAGGERO apparso il giorno dopo la partenza del Raid (la barca si chiamava Aquilone e la foto era stata presa durante le prove di navigazione nel fiume Pescara) e quella a destra è la riproduzione di una pagina del 1963 dedicata da una rivista a Romano Di Bernardo che aveva iniziato i rapporti tra Pescara e Spalato (eravamo in piena guerra fredda) con il Raid sportivo del 1961. )























http://www.pescaraonline.net

http://video.google.it/videoplay?docid=6798224837578936007&hl=it

UFO in Abruzzo - Le foto di Bruno Ghibaudi - 1961

---------------------------di Romano Di Bernardo
Premessa
Giorni addietro ho rilasciato a un giovane e serio ricercatore del fenomeno UFO una intervista pubblicata poi su http://video.google.it/videoplay?docid=6798224837578936007&hl=it con la quale si commenta un episodio di presunta ufologia, che fece scalpore a Pescara nel lontano 1961, di cui fu protagonista il noto giornalista che conduceva una rubrica di contenuto aeronautico alla televisione Bruno Ghibaudi. Il giornalista pubblicò sulla “LA SETTIMANA INCOM” un servizio da Pescara nel quale si descriveva una “invasione” di dischi volanti corredato da diverse fotografie di UFO.In quegli anni io facevo parte della redazione pescarese de “IL MESSAGGERO” di Roma diretta dallo scrittore Manlio Masci e fui chiamato dai carabinieri per una “consulenza” sull’articolo di Ghibaudi. In altre parole i militari avevano ravvisato in quella pubblicazione il reato di “diffusione di notizie false e tentenziose atte a turbare l’ordine pubblico.Il maresciallo Di Francesco, del Comando Gruppo dei Carabinieri a quel tempo installato nella centralissima Via Nicola Fabrizi che io conoscevo e con il quale avevo buoni rapporti nell’ambito della mia attività di cronista, mi telefonò in redazione a Pescara lo stesso giorno in cui uscì l’articolo di Ghibaudi convocandomi nel suo ufficio.Mi mostrò il settimanale chiedendomi un giudizio sulla veridicità dell’articolo e sulle fotografie pubblicate che mostravano oggetti volanti sulla spiaggia di Pescara. La mia risposta non fu un “NO” secco, anche se il mio istinto mi diceva che si trattava di una vera e propria bufala architettata anche male. Manifestai perciò i miei dubbi al maresciallo sull’attendibilità dell’evento descritto da Ghibaudi. Di Francesco, comunque, aveva già deciso: la notizia era falsa e tendenziosa e turbava l’ordine pubblico. quindi l’autore andava denunciato. Voleva solo un mio parere sull’immagine incriminata. Il “corpo del reato” era una delle foto che ritraeva si un disco volante, ma non era altro che un modellino che in quei giorni si trovava esposto nel reparto giocattoli della Standa in Corso Vittorio Emanuele. Il maresciallo aveva confrontato già la foto col modellino ma non lo aveva con se.Andai subito alla Standa e feci a mia volta la verifica . Il giocattolo era proprio uguale alla foto pubblicata.Il colloquio avuto con Di Francesco poteva considerarsi la classica “soffiata” che spesso si verificava tra giornalisti e forze dell’ordine. Il mio giornale, considerato il più equilibrato era anche il più diffuso a Pescara e ciò influenzava in maniera positiva il clima di collaborazione tra la mia redazione ed i carabinieri. In questa circostanza avevo perciò in mano un vero e proprio scoop .Corsi in redazione e scrissi il pezzo guardandomi bene dal rivelare la fonte.Essendo certi dell’esclusività mandammo l’articolo a Roma per “fuori sacco”, cioè per essere pubblicato non il giorno dopo ma sulla cronaca di quello successivo.Non so cosa avvenne in quei due giorni nella nostra redazione di Roma . Sicuramente accadde qualcosa di grosso perché l’articolo che smascherava Bruno Ghibaudi NON USCI’. Il maresciallo Di Francesco mi chiamò nel suo ufficio e a quattrocchi mi disse: “Io non ti ho detto niente sui dischi volanti…non ti conosco.”. Era mortificato ma si mostrò anche freddo nei miei confronti, come se avesse avuto l’ordine di convincermi a non interessarmi più della vicenda.Noi della redazione restammo amareggiati ma non potemmo far altro che rassegnarci a subire quella odiosa censura. Manlio Masci telefonò al redattore delle province Chitarrini ma non ottenne spiegazioni…l’articolo non doveva uscire e non uscì.
IL PERCHE’ DI QUESTA NOTA
Dopo tanti anni mi sono deciso a raccontare questo episodio a Fabio Di Rado quando ho saputo che uscirà un libro di Stefano Breccia che parlerà di UFO in Abruzzo e che riporta anche di eventi nei quali si parla di fotografie scattate sulla riviera tra Pescara e Montesilvano da un certo Sig. De Carlo . Parlando un giorno con L’Ing. Breccia sull’episodio di Ghibaudi mi disse appunto che le foto pubblicate sulla Settimana Incom erano autentiche e non le aveva scattate l’autore del servizio ma un’altra persona che lui conosceva. Se non stimassi Stefano Breccia direi che aspetto con interesse l’uscita del suo libro perché, a giudicare dagli argomenti trattati, secondo quello che anticipa Pinotti sulla rivista del CUN, si tratterebbe di una vera e propria bomba. A me sembra invece un bel romanzo, anche se la trama è abbastanza prevedibile. Comunque sicuramente sarà interessante per chi vorrà credere alla storia della base sotterranea degli extraterrestri. Ho manifestato a Stefano con franchezza le mie perplessità durante un colloquio avuto con lui nella sua abitazione di Chieti, presenti altre quattro persone. Gli ho anche detto che se non cita almeno una sola prova sull’esistenza dei famosi W 56 che tanta influenza avrebbero avuto sulla nostra Società, i media “ …ti faranno a pezzi nonostante la tua reputazione di insigne docente universitario”.

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